Tavarnuzze, un’idea di giustizia
10 LUGLIO 2016 | di Eugenio Tassini
shadow
A Tavarnuzze Rosetta, ottanta anni, e sua figlia Lucia, cinquanta anni, disabile, non possono tornare a casa loro perché l’abitazione è stata occupata dalla loro badante con la figlia e la,piccola nipote di pochi mesi. Rosetta si era rotta il femore, era dovuta andare in ospedale e poi in una casa di cura per la riabilitazione. Lucia invece aveva trovato riparo in un convento di suore. Adesso però Rosetta sta meglio, e potrebbe tornare a casa. Ma non può. A Tavarnuzze a questo punto avviene qualcosa di straordinario. Il paese si mobilita, anche con una manifestazione alla quale partecipano circa in quattrocento, per sollecitare la soluzione del problema: sgombrare la casa e renderla a Rosetta e Lucia. C’è anche il sindaco, ma senza fascia, come cittadino dice. E non c’è il parroco, e sui social c’è polemica sulla sua assenza.
Sembra facile, e anche scontato, ma da noi nulla lo è. Infatti le nostre leggi sono spesso più complesse della realtà e la giustizia ė più lenta di un accelerato per pendolari. Chi deve infatti decidere uno sgombero così? Il sindaco? Il tribunale? Il prefetto? Il questore? E ancora: la presenza di una piccola di pochi mesi nella casa occupata ė un impedimento allo sgombero? Chi è il più debole, Rosetta Lucia o la piccola? Lo sgombero è possibile solo se per la piccola e per la madre occupante viene trovato un nuovo alloggio? Ma così non si finisce per premiare chi compie un sopruso (e anche un reato)?
Nel frattempo i giorni passano, gli abitanti di Tavarnuzze sentono in pericolo la giustizia nella loro comunità (che giustizia è se non riesce a proteggere neppure una ottantenne e la sua figlia disabile?) e i toni della protesta si alzano pericolosamente. Qualcuno ha invitato i commercianti a non vendere più nulla alle occupanti, per esempio, e la proposta sembra essere stata accolta. È evidente che si sta scivolando su un piano sempre più inclinato che alla fine della corsa trova una giustizia fai da te. Loro non hanno dubbi: sono Rosetta e Lucia i più deboli, e la bambina è solo uno scudo.
E allora la storia di Rosetta, Lucia e Tavarnuzze insegna che non tutte le cause sono uguali, e che esistono eventi sensibili che chi ha il dovere di amministrare la giustizia dovrebbe trovare il modo di porre in cima alla pila accatastata sul tavolo. Prima che tutto precipiti.
site lapiazzadellacultura.corrierefiorentino.corriere.it
Nenhum comentário:
Postar um comentário