segunda-feira, 11 de julho de 2016

Tavarnuzze, un’idea di giustizia

10 LUGLIO 2016 | di Eugenio Tassini


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 A Tavarnuzze Rosetta, ottanta anni, e sua figlia Lucia, cinquanta anni, disabile, non possono tornare a casa loro perché l’abitazione è stata occupata dalla loro badante con la figlia e la,piccola nipote di pochi mesi. Rosetta si era rotta il femore, era dovuta andare in ospedale e poi in una casa di cura per la riabilitazione. Lucia invece aveva trovato riparo in un convento di suore. Adesso però Rosetta sta meglio, e potrebbe tornare a casa. Ma non può. A Tavarnuzze a questo punto avviene qualcosa di straordinario. Il paese si mobilita, anche con una manifestazione alla quale partecipano circa in quattrocento, per sollecitare la soluzione del problema: sgombrare la casa e renderla a Rosetta e Lucia. C’è anche il sindaco, ma senza fascia, come cittadino dice. E non c’è il parroco, e sui social c’è polemica sulla sua assenza.


Sembra facile, e anche scontato, ma da noi nulla lo è. Infatti le nostre leggi sono spesso più complesse della realtà e la giustizia ė più lenta di un accelerato per pendolari. Chi deve infatti decidere uno sgombero così? Il sindaco? Il tribunale? Il prefetto? Il questore? E ancora: la presenza di una piccola di pochi mesi nella casa occupata ė un impedimento allo sgombero? Chi è il più debole, Rosetta Lucia o la piccola? Lo sgombero è possibile solo se per la piccola e per la madre occupante viene trovato un nuovo alloggio? Ma così non si finisce per premiare chi compie un sopruso (e anche un reato)?


Nel frattempo i giorni passano, gli abitanti di Tavarnuzze sentono in pericolo la giustizia nella loro comunità (che giustizia è se non riesce a proteggere neppure una ottantenne e la sua figlia disabile?) e i toni della protesta si alzano pericolosamente. Qualcuno ha invitato i commercianti a non vendere più nulla alle occupanti, per esempio, e la proposta sembra essere stata accolta. È evidente che si sta scivolando su un piano sempre più inclinato che alla fine della corsa trova una giustizia fai da te. Loro non hanno dubbi: sono Rosetta e Lucia i più deboli, e la bambina è solo uno scudo.


E allora la storia di Rosetta, Lucia e Tavarnuzze insegna che non tutte le cause sono uguali, e che esistono eventi sensibili che chi ha il dovere di amministrare la giustizia dovrebbe trovare il modo di porre in cima alla pila accatastata sul tavolo. Prima che tutto precipiti.


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